Le vetrate "speciali"
nella
prevenzione del furto e dell’incendio
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Le varie tipologie di vetri antinfortunistico, anticrimine o con caratteristiche
balistiche.
I vetri speciali con
caratteristiche di resistenza all’incendio
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)
La
necessità di difendere la proprietà da una criminalità sempre più agguerrita,
spietata e, spesso, ben organizzata, costringe molte persone a dotare
l’abitazione, il negozio, l’ufficio, di sistemi
antifurto elettronici, grate antintrusione, porte blindate ecc.
Spesso
però, a causa di vincoli architettonici o di regolamenti condominiali, non è
possibile applicare cancellate o grate alle finestre del nostro appartamento.
Quando non è consentito variare l’estetica dell’immobile la
soluzione non può essere che una: l’applicazione di vetri
"anticrimine". Non è certo la più economica ma, per quanto riguarda
l’estetica, i risultati sono ineccepibili.
Ho
usato la denominazione "anticrimine" al posto del ben più diffuso
termine "antisfondamento" per una ragione ben precisa, che vedremo
più avanti.
Oggi
l’industria vetraria ci offre una vasta gamma di materiali trasparenti che
spaziano dal semplice vetro antinfortunistico fino allo stratificato con
caratteristiche di resistenza antiproiettile.
Avere
una conoscenza almeno per sommi capi di quanto esiste nel settore, ci metterà
nelle condizioni migliori per comprendere ciò che un installatore ci potrebbe
offrire, non già per sostituirci ad esso, ma per
integrare le informazioni che ci potrà fornire. Nel settore della sicurezza,
infatti, non è mai opportuno agire da soli, senza il supporto di una persona
sicuramente competente. Ci si potrebbe trovare nella pericolosa situazione di
ritenersi del tutto sicuri senza esserlo realmente, uno stato di cose
potenzialmente foriero di gravi conseguenze.
Cercheremo,
pertanto, di conoscere meglio le varie tipologie di vetro soffermandoci
soprattutto su quelle che riguardano la prevenzione dell’infortunio, del
crimine, dell’attentato portato con armi da fuoco e, strano ma vero,
dell’incendio.
Effettivamente
usare delle vetrate come barriere antincendio o come tagliafuoco può, a prima
vista, sembrare un assurdo a causa del basso punto di fusione del vetro ed anche della sua conducibilità termica per
irraggiamento. Infatti, come vedremo più avanti, non si tratta di un vetro
comune ma di uno speciale assemblaggio con particolari
caratteristiche.
La fabbricazione delle lastre di
vetro:
Il
vetro è un materiale inorganico e amorfo fragile e trasparente ottenuto per
fusione a partire da una sostanza vetrificante
costituita da sabbia di silice.
Una
sorprendente caratteristica del vetro è il particolare stato di aggregazione delle sue molecole, detto "stato
vetroso", la cui disposizione nello spazio è disordinata e casuale come
quella propria dei liquidi. Tecnicamente, infatti si
considera il vetro come un liquido dalla viscosità talmente elevata che le
molecole non riescono più a scorrere le une sulle altre.
A
determinare questa insolita caratteristica è la struttura della silice che,
come ho già detto, è il costituente principale del vetro. Ogni atomo di silicio
(SiO2) è circondato da quattro atomi di ossigeno disposti ai vertici
di un tetraedro.
Nei
vetri comuni, per "allentare" la struttura compatta della sabbia di
silice, ed abbassarne il costo di produzione, vengono
miscelati dei metalli alcalini, quali la soda o la potassa, sotto forma di
solfato o di carbonato, che contribuiscono anche ad abbassare il punto di
fusione della miscela vetrificante. Oltre a queste due sostanze, chiamate
"fondenti", viene aggiunto uno
"stabilizzante", costituito da carbonato di calce, avente lo scopo di
conferire al vetro resistenza all’azione dilavante dell’acqua.
Infine,
nella composizione del vetro, entrano alcune altre sostanze destinate a
conferirgli peculiarità diverse (fisico-meccaniche, estetiche, ottiche ecc.) a seconda della sua utilizzazione in settori quali quello
edile piuttosto che in quello degli strumenti ottici o degli oggetti d’uso
comune.
Le
materie prime di cui sopra vengono accuratamente
calcolate e pesate prima di mescolarle intimamente, allo scopo di ottenere una
miscela perfettamente omogenea. Il passo successivo consiste nel portare il
miscuglio a fusione in forni a crogiolo o a bacino.
Poiché
i primi sono impiegati per le produzioni di piccole quantità destinate alle
lavorazioni artigianali, ci interesseremo soltanto dei secondi.
Nel disegno seguente, possiamo vedere i quattro principali sistemi di
produzione industriale delle lastre di vetro.
(Fra breve inserirò un
disegno sui metodi di fabbricazione)
La produzione industriale
delle lastre di vetro: Legenda: (valida per tutti e quattro
i sistemi qui riprodotti) A: massa di vetro fusa, B: rulli laminatori. C: ( disegno in basso a destra)
Sabbia silicea dell’infornata, D: resistenze elettriche di riscaldamento, E:
Stagno fuso, F: lastra di vetro trasportata dagli appositi rulli. La produzione delle lastre di vetro su scala industriale, attualmente ha luogo mediante due tecnologie
produttive, dette a “vetro tirato” ed a “vetro colato”. Nel primo caso la massa vetrosa viene
portata ad una temperatura, e quindi ad una viscosità, opportuna facendola
poi passare attraverso dei rulli laminatori che la “tirano” consentendo di
ottenere delle lastre dello spessore voluto. I sistemi principali per la produzione di lastre tirate
sono il Fourcault, il Libbey-Owens
ed il Pittsburg. Nel primo caso il vetro viene tirato verticalmente attraverso un macchinario fino ad un’altezza di circa 12 metri e fatto passare attraverso coppie di rulli dove si raffredda gradualmente finché, alla sommità, può essere tagliato ed asportato. Nel Libbey-Owens il vetro viene tirato direttamente dal forno di fusione salendo per
circa un metro e piegandosi poi su un cilindro da dove prosegue
orizzontalmente per essere laminato e raffreddarsi attraverso una galleria
lunga una sessantina di metri. Nel terzo sistema, il Pittsburg,
il vetro viene tirato dal forno, come nel caso precedente,
ma poi avanza verticalmente come nel Fourcault. La seconda tecnologia produttiva, quella a “vetro colato”,
è quella che ci interessa più da vicino poiché con tale sistema vengono attualmente prodotte le lastre di vetro di cui si
parla nel presente articolo. In questo procedimento, tecnicamente denominato “Float”, la lastra si forma per galleggiamento su un bagno
di stagno fuso in atmosfera inerte, quindi con la superficie inferiore a
contatto con detto metallo, mentre la superficie superiore viene
spianata successivamente mediante pulitura a forno. In tal modo la lastra non necessita di
ulteriori lavorazioni di finitura. Il processo di raffreddamento, che avviene nella parte
destra del disegno, in questo caso, prende il nome di ricottura o di tempra. |
Aggiungo
che, al raggiungimento della temperatura di fusione, si ha la dissoluzione
della silice e dei composti altofondenti nella massa
fusa poi, ad una temperatura superiore, avviene
l’eliminazione delle bolle di gas generate dalla decomposizione e
disidratazione di alcune fra le sostanze introdotte nella miscela. Tale
procedimento è facilitato dall’aggiunta di sostanze affinanti, dopodiché la
massa vetrosa viene raffreddata gradualmente in modo
da portare la sua viscosità ad un valore opportuno per la particolare
lavorazione alla quale dovrà essere sottoposta.
Il
processo di raffreddamento deve essere lento, in relazione al
tipo di vetro ed allo spessore del prodotto finito, per evitare che, a causa
della cattiva conducibilità termica di questo materiale, differenze di
temperatura all’interno della massa provochino l'instaurarsi di tensioni con
conseguente possibilità di rotture della lastra. Una nota importante: Con la
denominazione largamente diffusa, anche se impropria, di "cristalli" si intende un prodotto vetrario in lastre piane, con facce
parallele, ottenuto per colata su bagno metallico in atmosfera controllata.
(Vedi, nel disegno precedente, il procedimento "Float").
Il vetro temprato:
Ho
appena detto che le lastre di vetro debbono essere raffreddate
in modo molto graduale. A ciò fa eccezione il vetro cosiddetto
"temprato" nel quale si introducono
particolari tensioni allo scopo di conferirgli speciali caratteristiche di
resistenza più elevate, in particolare alla flessione.
Esistono
almeno tre tecniche di tempra del vetro, ma qui prenderemo in considerazione
soltanto la più comune, ossia quella termica: La lastra, già tagliata a misura
e con gli spigoli lavorati almeno a filo grezzo, viene
sospesa, mediante apposite pinze, ed introdotta in un forno elettrico ove viene
prima riscaldata ad una temperatura prossima allo stato di rammollimento, e
quindi priva di alcuna tensione, poi viene estratta dal forno e raffreddata
bruscamente.
Avvenendo
ciò ad una precisa temperatura chiamata di
"transizione vetrosa", la superficie esterna si contrae mentre
l’interno, che si raffredda più lentamente, è ancora in campo viscoso. Quando
poi anche l’interno si raffredda e si contrae, la superficie esterna, che è già
in campo elastico, viene posta in compressione dal
"cuore" che rimane invece in trazione. Questa particolare tecnica di
lavorazione induce nella lastra vetrosa uno stato di tensione permanente, tale
da conferirgli la caratteristica di maggiore resistenza sia meccanica che agli
sbalzi termici e, di conseguenza, alla flessione.
Il
vetro temprato, quando si rompe, si riduce in minuti frammenti non taglienti.
La resistenza di questo materiale alla compressione e abbastanza elevata,
mentre alla trazione è più modesta e strettamente connessa all’assenza di difetti.
Per
dare un’idea del miglioramento delle caratteristiche di
resistenza che la tempra gli conferisce, basti dire che la resistenza alla
trazione è pari a 4-7 Kg/mm2,
in un vetro comune, mentre il temprato arriva fino a 12-20
Kg/mm2. Per ambedue i tipi
la resistenza alla compressione raggiunge addirittura i 100 Kg/mm2.
I tipi di vetro:
Proseguiamo
ora vedendo gli altri tipi di vetro che interessano direttamente il tema del
presente articolo: Abbiamo il vetro a sicurezza semplice, retinato o armato, il
vetro cemento, i tipi stratificati con caratteristiche
antivandalismo o anticrimine e, per finire, quello antiproiettile,
dotato di resistenza balistica.
Il vetro retinato:
Il
vetro retinato, denominato anche "armato", è un vetro colato,
traslucido, ossia che lascia passare la luce pur non risultando
perfettamente trasparente, nel quale viene incorporata una armatura costituita
da fili metallici cromati, formanti una rete metallica a maglia saldata di
forma quadrangolare con i lati di 12,5 mm. la cui funzione principale è quella
di trattenere le schegge, in caso di rottura della lastra, per cui questo
vetro, dal punto di vista della sicurezza, serve unicamente a limitare i danni
alle persone.
Il
vetro armato, nel tipo riflettente, è validamente impiegato, in edilizia, per
la protezione contro l’irraggiamento solare di persone e cose, contribuendo a
rendere più confortevoli i luoghi di lavoro, durante il periodo estivo, senza
togliere luminosità agli ambienti nei mesi invernali. Ha inoltre un effetto
ritardante nella propagazione dell’incendio, poiché la rete metallica assicura
la coesione del manufatto sino a temperature dell’ordine di
600 / 700°C. (temperatura di rammollimento) nonostante
la fessurazione del vetro che si dovesse verificare in tali condizioni.
Ai
fini antincendio, la lastra di vetro deve essere montata nell’infisso
incastrandone almeno un bordo in una apposita
scanalatura, per contrastarne lo scivolamento, la cui profondità sarà
determinante per raggiungere un adeguato margine di sicurezza.
E’
utile ricordare che lastre di vetro di questo tipo, di spessore
adeguato e aventi una superficie di circa 1m2
, sono risultate RE 60 e talvolta addirittura RE 90, purché messe in
opera nei modi opportuni (Per conoscere il significato delle sigle R, RE e REI,
si veda l'apposita tabella, più avanti, nel capitolo "I vetri nella
prevenzione dell’incendio").
Il vetrocemento:
Si
tratta di un manufatto costituito da un’intelaiatura in cemento, armato con
tondino di ferro di almeno 6mm. di diametro, che
costituisce la struttura portante da inserire perimetralmente
e ad ogni interasse, nella quale vengono inseriti
elementi denominati "vetromattone".
L’elevata
resistenza alle sollecitazioni meccaniche, nonché la
capacità illuminante, permette al vetrocemento di trovare largo impiego
nell’edilizia industriale e civile di tipo residenziale. E' importante non
incastrare questo manufatto nella struttura muraria ma semplicemente poggiarlo
a questa, per evitarne la rottura a seguito di sollecitazioni esterne quali, ad
esempio, assestamenti, torsioni o deformazioni della struttura
portante.
Elementi
di spessore adeguato, inseriti in pareti di calcestruzzo, possono avere valori
di resistenza all’incendio RE120-180 od anche REI 15.
I vetri stratificati:
E’ giunto il momento
di parlare dei vetri stratificati, ossia di quel particolare manufatto che
interessa più da vicino la sicurezza anticrimine in generale; le norme UNI
prevedono la suddivisione di tali vetri in quattro categorie che esamineremo una per una:
·
Sicurezza semplice o antinfortunio: Vetro con caratteristiche
principalmente antinfortunistiche, tali da minimizzare il rischio di ferite in caso di rottura accidentale della
lastra e prevenire il rischio di caduta nel vuoto.
·
Antivandalismo: Vetro in grado di resistere all’urto di oggetti
contundenti scagliati con forza.
·
Anticrimine: Vetro in grado di opporsi, a vari
livelli di resistenza, ad urti ripetuti portati
intenzionalmente allo scopo di superarlo a scopi criminali.
·
Antiproiettile: Vetro in grado di resistere all’azione di proiettili
sparati da armi da fuoco.
Tali
denominazioni sono riferite ai risultati delle prove previste dalle norme UNI e
non debbono essere confuse con vecchie denominazioni
commerciali. In particolare, il termine "antisfondamento", anche se
largamente impiegato nel frasario commerciale, non trova alcun riscontro nel
livello di prestazione di tali lastre, pertanto è da ritenersi, in pratica,
privo di significato.
Le
quattro categorie di vetro appena citate sono regolamentate
dalle norme UNI 7172, 9186 e 9187, che classificano caratteristiche, dimensioni
e relative tolleranze, modalità di misurazione e, soprattutto, metodologie di
prova per attribuire a ciascun tipo la relativa classe di resistenza. Ritengo
di far cosa utile esaminando dette prove, per ogni
classe.
Prima
di proseguire, ritengo sia utile dare un'occhiata alla
tabella che segue, che definisce univocamente le denominazioni e le
caratteristiche dei vari tipi di vetro:
Estratto
dal "Glossario della sicurezza" contenuto nel progetto di normativa
Europea prEN 50131-1
dal quale possiamo rilevare la definizione e le
caratteristiche dei vari tipi di vetro di sicurezza
oggetto del presente articolo:
Vetro antisfondamento |
Vetro stratificato in cui
la scelta del numero, dello spessore, della sequenza di montaggio delle lastre di vetro e dei fogli di leganti in PVB, è scelta in modo da ottimizzare le caratteristiche
di resistenza allo sfondamento. In genere si usano numerose lastre di vetro
di modesto spessore e fogli di PVB di spessore relativamente elevato. La classificazione dei
vetri antisfondamento è guidata dalla norma UNI 9186 che prevede tre classi
di resistenza. Le prove si effettuano...(omissis). Tra i vetri stratificati
antisfondamento utilizzati prima dell’approvazione della norma UNI era popolare la serie "Visarm"
(nome depositato dalla Saint Gobain) che però non è
un vetro antiproiettile, anche se il nome può lasciarlo credere. |
Vetro stratificato |
Si tratta di lastre di
vetro piano, sovrapposte e rese monolitiche grazie all’interposizione di
fogli più o meno sottili di un legante plastico
chiamato PVB (polivinilbutirrale).
La cottura in autoclave rende la struttura estremamente
robusta ed in grado di resistere a tentativi di sfondamento o colpi di arma
da fuoco. Si parla di vetri stratificati anche se
tra le lastre di vetro vengono intercalate lastre di policarbonato, che
accresce in misura sensibilissima le proprietà antisfondamento ed
antiproiettile di tali vetri. |
Vetro antinfortunistico |
Tipologia di vetro
stratificato o temperato che non ha caratteristica antisfondamento o
antiproiettile. E’ un vetro che, sotto l’uso di un corpo molle (ad esempio il
corpo umano), si infrange ma non produce schegge che
possono produrre lesioni. Viene usato in porte a
vetro ed in altre applicazioni non di sicurezza anticrimine (security), ma di
sicurezza antinfortunistica. (Safety). |
Vetro antiproiettile |
Vetro stratificato in cui
la scelta del numero dello spessore della sequenza
di montaggio delle lastre di vetro e dei fogli di leganti in PVB, è scelta in modo da ottimizzare le caratteristiche
di resistenza ai proiettili. In genere si usano poche lastre di vetro di
elevato spessore e fogli di PVB di spessore relativamente modesto. La classificazione dei
vetri antisfondamento è guidata dalla norma UNI 9187, che prevede cinque
classi di resistenza...(omissis) |
Vetro temperato |
Vetro ottenuto mediante
un particolare processo di riscaldamento e di raffreddamento. E’ utilizzabile
solo in applicazioni antinfortunistiche , in quanto
non ha alcuna proprietà anticrimine. |
Vetro anti-infortunio:
La prova consiste nel
sottoporre i provini di vetro, della dimensione di 194 x 88 cm.
tenuti per almeno 24 ore ad una temperatura compresa fra 15 e 25°C, all’urto di
un sacco di cuoio riempito di pallini di piombo del peso di 45 Kg. in caduta
pendolare da un’altezza di 45 o 120 cm.
L’altezza di 120 cm. viene richiesta quando sussiste il pericolo di caduta
nel vuoto e nelle vetrate esterne che abbiano la base a meno di 90 cm. dal
piano di calpestìo.
L’altezza di 45 cm. viene invece adottata per i manufatti destinati
semplicemente ad evitare infortuni derivanti dalla rottura della lastra.
In entrambi i casi è
ammessa la rottura del provino purché il sacco non fuoriesca dal lato opposto
della lastra.
Vetro antivandalismo:
La prova consiste nel
sottoporre 5 provini, della dimensione di cm. 50 x 50,
tenuti per 24 ore ad una temperatura compresa fra 15 e
25° C, montati in un’apposito telaio, posto in
posizione orizzontale, all’urto di una sfera di acciaio del diametro di 100 mm.
e del peso di 4,1 Kg. in caduta libera da un’altezza di 6,22 m. e generante
un’energia di 250 Joule
Il punto di impatto della sfera, che sarà lasciata cadere una sola
volta, deve coincidere con il centro geometrico dei provini in esame e la prova
si riterrà superata se tutti e cinque gli stratificati relativi allo stesso
prodotto, pur rompendosi, non saranno stati oltrepassati dalla sfera entro
25" dal momento dell’impatto.
Vetro anticrimine:
La prova consiste nel
sottoporre 5 provini, della dimensione di cm. 60 x 90,
tenuti a temperatura come nelle prove precedenti, montati in un’apposito telaio fissato ad
un’apparecchiatura conforme ( vedi disegno prospettico qui sotto), all’urto di
una mazza di acciaio cementato e temprato di tipo C40
del peso di 10 Kg. in caduta pendolare da un’altezza di 1,53 m. generante
un’energia di 150 Joule.
Apparecchiatura
per la prova di resistenza all’urto di una massa battente:
Legenda:
A: sistema di sgancio
della mazza, B: Mazza, C: zona dove va fissato il telaio portaprovini,
D: telaio portaprovini, E-G, guarnizioni di gomma, F:
provino di vetro stratificato, H: controtelaio, I: rondelle e bulloni di
fissaggio del complesso.
L’apparecchiatura rappresentata nel
disegno prospettico qui sopra, tratto dalla norma UNI 9186, serve per provare
la resistenza dei vetri stratificati antisfondamento utilizzati nelle
applicazioni antivandaliche ed anticriminali,
ossia quando occorrono elevate resistenze all’urto da corpi duri, assimilabili
a pietre, mazze, ecc.
Il disegno è stato semplificato,
rispetto al prospetto originale, allo scopo di rendere più intuitiva la
lettura.
La norma stabilisce le dimensioni alle
quali la macchina si deve conformare (par.6.2.1.) e le modalità
di prova dei vetri; vediamone una sintesi, rimandando coloro i quali avessero
necessità di informazioni più dettagliate, alla norma citata nonché alla UNI
7172 per quanto concerne i vetri stratificati.
La massa battente
deve colpire il centro geometrico di ciascun provino, con una tolleranza di +/-
1 cm., con la faccia piatta per i primi 10 colpi e con
la faccia a cuneo per i colpi successivi, fino a rottura dello stratificato con
fuoriuscita della mazza per almeno cm. 1, dal lato opposto a quello di impatto. La norma prevede 3
classi di resistenza, in relazione all’energia complessiva sopportata dal
provino. Vediamole nella seguente tabella, ricordando che la prova è da
ritenersi superata quando tutti e cinque gli stratificati hanno resistito per
il numero minimo di colpi previsto per ogni classe.
Classe |
Colpi lato piatto |
Colpi lato a cuneo |
Energia complessiva |
A |
10 |
>= 6 |
2.400 Joule |
B |
10 |
>= 16 |
4.000 Joule |
C |
10 |
>= 30 |
6.000 Joule |
Vetro
antiproiettile:
I
vetri stratificati aventi la denominazione antiproiettile si distinguono
nei seguenti due tipi:
A)
antiproiettile semplice: quando il manufatto, pur risultando
in grado di arrestare i proiettili, dà origine, sul lato opposto a quello di
impatto, ad una proiezione di schegge che, perforando il "testimone",
ossia un foglio di cartoncino posto ad una distanza determinata dalla lastra,
possono produrre delle lesioni.
B)
antiproiettile ed antischegge: quando lo stratificato
risulta in grado di arrestare i proiettili senza originare schegge che
perforino il testimone.
I
vetri di questi ultimi due tipi vengono classificati
in base alla resistenza che sono in grado di offrire e non già in base al loro
spessore o alla composizione dei vari strati.
Poiché
i proiettili sparati dai vari tipi di armi da fuoco portatili sono compresi in una ampia gamma di energia cinetica, gli stratificati sono
suddivisi in classi di resistenza che identificano le armi e le relative
munizioni che sono in grado di arrestare.
Nella
tabella che segue, denominata "classi di resistenza degli stratificati
antiproiettile", possiamo vedere in dettaglio le caratteristiche di
ciascuna di queste nonché l’energia cinetica generata
dal relativo proiettile, la sua velocità, il calibro ecc.
La
prova consiste nel sottoporre 3 provini, della
dimensione di mm. 500 x 500, bloccati rigidamente in un telaio metallico la cui
inerzia sia tale da far assorbire allo stratificato in prova tutta l’energia
cinetica del proiettile. La temperatura ambientale deve essere compresa fra i 10 ed i 25 °C.
Sulla
faccia opposta a quella di sparo, alla distanza di cm.5, deve essere posto il
"testimone", costituito da un foglio di cartoncino dello spessore di 0,2mm. oppure da un foglio di alluminio da 0,02 mm. di spessore. L’arma da fuoco deve essere posizionata in modo che la traiettoria dei proiettili sia
esattamente perpendicolare alla faccia del provino. La distanza fra la bocca
della canna dell’arma ed il vetro, deve essere di 3 m.
per le classi "A","B" e "C" e di 10 m. per le
restanti classi.
Dovranno
essere sparati in successione tre proiettili che dovranno colpire i vertici di un triangolo equilatero avente lato di 100 mm.
con una tolleranza di 10mm. solo in eccesso e non in
difetto. Il triangolo- bersaglio in questione dovrà essere disegnato al centro
geometrico del provino in esame.
Inoltre,
l’energia cinetica media dei tre proiettili non dovrà essere inferiore a quella
indicata nella suddetta tabella con singoli valori di tolleranza di +/- 5%.
I
vetri antiproiettile rispondenti ai requisiti
sopraindicati verranno designati indicando sia la classe di appartenenza sia il
riferimento UNI.
Classi di resistenza degli
stratificati antiproiettile
(Dalla norma UNI 9187)
Classe |
Resistenza |
Arma |
Proiettile |
||||
ò |
ò |
Tipo |
Calibro |
Massa |
velocità |
Energia |
Tipo |
A |
Vetri resistenti alla
penetrazione di proiettili dotati di energia cinetica di 500 J |
Pistola semiautomatica |
9 Parabellum |
7,45 gr. |
367 m/s (*) |
500 Joule |
blindato ordinario |
B |
Vetri resistenti alla
penetrazione di proiettili dotati di energia cinetica di 1.000 J |
Revolver |
357 Magnum |
10,24 gr. |
442 m/s (*) |
1.000 Joule |
blindato |
C |
Vetri resistenti alla
penetrazione di proiettili dotati di energia cinetica di 1.500 J |
Revolver |
44 Remington magnum |
15,6 gr. |
439 m/s (*) |
1.500 Joule |
blindato |
D |
Vetri resistenti alla
penetrazione di proiettili dotati di energia cinetica di 2.000 J |
Fucile automatico leggero |
7,62 X 39 |
7,95 gr. |
710 m/s (**) |
2.000 Joule |
blindato ordinario |
E |
Vetri resistenti alla
penetrazione di proiettili dotati di energia cinetica di 3.300 J |
Fucile automatico leggero |
7,62 NATO |
9,45 gr. |
836 m/s (**) |
3.300 Joule |
blindato ordinario |
F |
Vetri resistenti alla
penetrazione di proiettili dotati di energia cinetica di 3.200 J |
Fucile automatico leggero |
7,62 X 39 |
9,75 gr. |
811 m/s (**) |
3.200 Joule |
perforante |
(*) velocità
misurata a 2,5 metri dalla bocca della canna. (**)
velocità misurata a 9 metri dalla bocca della canna.
Tecnologie
produttive e di assemblaggio dei vetri multistrato:
I
vetri stratificati si ottengono accoppiando una o più lastre di vetro con una o
più lastre di policarbonato.
Il
problema più arduo da risolvere nella realizzazione di questi manufatti deriva
dalla notevole differenza fra il coefficiente di dilatazione del vetro e quello
del policarbonato ( che d’ora in poi indicherò, per
brevità, con la sigla PCB) che è di circa 7 volte quello del primo.
La
soluzione è stata la messa a punto di un film appartenente alla grande famiglia
chimico- organica dei poliuretani che, interposto, non
solo unisce saldamente il vetro con il PCB, ma permette anche di compensare
validamente la differenza di dilatazione che altrimenti avrebbe potuto
provocare scollamenti fra gli strati. Il polimero usato in questo caso presenta
una peculiare caratteristica detta "termoplastica" che ne provoca una
diminuzione del modulo di elasticità al crescere della
temperatura ossia, in parole semplici, un graduale e contenuto rammollimento.
Personalmente ritengo che sia proprio questa la caratteristica che permette di
compensare le differenze dei coefficienti di dilatazione fra vetro ed PCB. In effetti, il processo di fabbricazione è coperto
da segreto industriale per cui non è possibile darne nemmeno una descrizione
sommaria.
In
generale, comunque, gli stratificati vengono
realizzati attraverso le seguenti fasi: lavaggio e sgrassaggio chimico delle
lastre di vetro, formazione del pacco con la stesura dei vari strati alternati
alle lastre di PCB con interposizione del film poliuretanico, adesione dei vari
strati tramite il passaggio in un forno a raggi infrarossi che, riscaldando il
tutto ad una temperatura di 70/80° C, provoca l’espulsione di quasi tutta
l’aria.
Da
ultimo lo stratificato viene riscaldato a circa 140° C
e sottoposto, in autoclave, ad una pressione di 10 Bar in modo da consolidare
il "sandwich" espellendo tutta l’aria residua fra gli strati. Al
termine del processo, che ha una durata complessiva compresa fra le 3 e le 12 ore, si ottiene un manufatto monolitico che verrà
poi sottoposto al taglio mediante seghe a disco diamantato.
La
resistenza ai proiettili può essere esaltata attraverso l’adozione di adeguati
sistemi di assemblaggio quali, ad esempio, la sostituzione di una delle lastre di PCB del "sandwich", con un foglio di polivinilbutirrale, (che d’ora in poi indicherò, per
brevità, con la sigla PVB) rivolto verso il lato da
cui si presume possa provenire l’attacco, poiché questa combinazione è in grado
di frantumare l’eventuale blindatura dei proiettili, sfruttando le
caratteristiche di plasticità del PVB che
contribuiscono a disperdere su una superficie più ampia l’energia cinetica del
proiettile.
Lo
stratificato avrà poi sul lato opposto, quello rivolto verso l’interno, uno
strato finale di PCB per opporre una elevata
resistenza alla frammentazione causata dall’impatto del proiettile sulla
lastra, evitando in tal modo la violenta proiezione di schegge che potrebbero
determinare il ferimento di chi si trovasse nei pressi della vetrata.
E’
utile ricordare che il PCB, introdotto sul mercato da non molti anni,
conosciuto anche con le denominazioni commerciali di "Lexan"
e "Macrolon", è una
resina poliestere che presenta una resistenza agli urti elevatissima, al
punto da potersi considerare virtualmente infrangibile. Questa resilienza
elevata si mantiene stabile anche a temperature molto basse (-75° C) dove altre
materie plastiche diventano assai fragili.
Possiede
inoltre una trasparenza e qualità ottica molto elevate, un fattore di trasmissività per la luce del 92%, pari a quelle di un buon
vetro, una elevata resistenza all’ingiallimento
provocato dalla luce solare e, soprattutto, un ampio intervallo di temperatura
all’interno del quale il PCB mantiene inalterate le sue qualità fisiche,
tipicamente fra -75 e + 135° C in servizio continuo,
mentre per brevi periodi sono ammesse temperature anche superiori.
Il
carico di rottura, in trazione, si aggira sui 550/700 Kg/cm con un fattore
plastico di allungamento elevatissimo: fra il 100 ed
il 130%. In caso di incendio è autoestinguente (classe
1) presentando una modesta emissione di gas tossici. Infine il suo basso peso
specifico di 1,18 Kg / m2 x mm. di spessore gioca a favore del manufatto finito,
contribuendo a contenere il peso totale, vera bestia nera dei vetri
stratificati.
Non
per nulla il policarbonato trova largo impiego nella costruzione di finestrini
e tettucci per uso aeronautico. Sorprende, a questo punto, che il PCB non abbia
sostituito in toto il vetro nell’edilizia ed in molti
altri campi. Un ostacolo a ciò è il suo prezzo relativamente elevato e,
soprattutto, la sua modesta resistenza all’abrasione, anche nel tipo con
trattamento superficiale antigraffio.
Criteri
di installazione:
Nell’installazione
dei vetri stratificati in cui prevale la caratteristica di resistenza allo
sfondamento, in particolar modo sotto l’azione di ripetuti colpi di mazza, è di
fondamentale importanza scegliere infissi dotati di un’adeguata battuta per
l’alloggiamento della lastra.
Questi
telai dovranno essere realizzati in profilati metallici con una struttura
interna tale da resistere alle deformazioni e provvisti di ferma-vetri
che assicurino l’inamovibilità dello stratificato sottoposto all’azione di
sfondamento.
Qualora
la lastra debba essere dotata anche di resistenza balistica, all’interno
dell’infisso, normalmente realizzato con profilato di alluminio, dovranno
essere inseriti elementi di acciaio che garantiscano una blindatura del telaio
almeno pari a quella del vetro. Questo soprattutto nel caso degli stratificati
compositi, che uniscono alle proprietà antiproiettile
quelle di resistenza allo sfondamento.
(Sarà
senz’altro utile, a questo punto, dare un’occhiata al disegno, riproducente l’installazione del manufatto in oggetto.
(Fra breve inserirò il
disegno di un telaio)
Per
compensare le dilatazioni termiche della lastra, dovranno essere inseriti fra
quest’ultima ed il telaio degli appositi distanziali
in elastomero, quali ad esempio il polietilene espanso, con uno spessore di
almeno 5mm. ed una larghezza superiore a quella dello
stratificato, dimensionando inoltre l’incastro in modo da lasciare un gioco di
almeno 3mm. sui lati interno/esterno. Si dovrà
inoltre aver cura di usare sigillanti la cui formulazione sia compatibile con
il PCB, onde evitare interazioni chimiche indesiderate.
Si
dovrà aver cura di effettuare dei fori di drenaggio
sul lato inferiore dell’infisso, in modo da evitare il ristagno di eventuali
infiltrazioni d’acqua piovana o di condensazione. Infatti
il vapore acqueo generato dall’umidità, riscaldata dai raggi solari, tende a
infiltrarsi fra il vetro ed il plastico originando un processo di scollamento
evidenziato da macchie ramificate e iridescenti che costringerebbero alla
sostituzione dello stratificato.
Ricordo
infine, come siano punti qualificanti dell’installazione del manufatto finito
tanto la struttura muraria, sulla quale alla fine si scaricherà l’energia
cinetica dell’eventuale impatto, quanto l’ancoraggio, il telaio, i materiali di
fissaggio e, infine , le lastre.
I
vetri nella prevenzione dell’incendio:
Come
dicevo in apertura dell’articolo, può sembrare a prima vista un paradosso usare
dei vetri come barriere per limitare la propagazione di un eventuale incendio,
laddove nella normale edilizia civile o industriale non è possibile evitare
l’impiego di elementi come finestre, lucernari porte od
elementi divisori che debbono essere trasparenti per non rendere troppo buio un
locale, una zona di lavoro ecc.
Purtroppo
il vetro presenta diversi inconvenienti, quando esposto all’incendio.
Innanzitutto la sua trasparenza permette il passaggio del calore per
irraggiamento diretto, provocando pericolosi rialzi termici negli ambienti
limitrofi fino al raggiungimento della temperatura di autoaccensione dei materiali combustibili ivi presenti, originando altri focolai.
Lo stesso calore può, nondimeno, ostacolare l’evacuazione dei locali e
complicare l’azione di spegnimento dell’incendio.
Inoltre,
la necessità di montare le vetrate su un apposito
telaio e, conseguentemente, l’impiego di guarnizioni e fermavetri
in materiali plastici che tendono, sotto l’azione del calore, a fuoriuscire
dalla loro sede, permette il passaggio dei fumi generati dalla combustione che
in tal modo possono invadere anche i locali non ancora interessati
dall’incendio.
Come
se non bastasse le lastre di vetro, se investite
direttamente dalle fiamme, si rompono nel volgere di pochi istanti, mentre
possono resistere fino ad una temperatura di 100/170° C se riscaldate per
irraggiamento. Una volta però che sia raggiunta la temperatura di rammollimento,
inevitabilmente la lastra tenderà ad uscire dalla
sede.
Tutto
questo, ovviamente, nel caso di lastre di vetro "normali", mentre in questo articolo si parla di ben altro: vetri con
caratteristiche tecniche speciali montati su telai con guarnizioni aventi
anch’esse caratteristiche adeguate, come vedremo fra breve.
Le
applicazioni di tali manufatti sono numerosissime, in particolar modo laddove
la necessità di un’adeguata protezione passiva dal rischio d’incendio si
accompagna ad esigenze estetiche particolari come, ad
esempio, ospedali, locali di pubblico spettacolo, alberghi, banche, centri
commerciali eccetera.
Questo
tipo di soluzione presenta innegabili vantaggi, fra i quali voglio
sottolineare l’ottimale controllo visivo delle aree a rischio e la possibilità
di avvicinarsi in modo abbastanza sicuro alla vetrata che, dalla faccia opposta
a quella dell’incendio, rimarrà ad una temperatura più bassa, consentendo ai
Vigili del Fuoco di prendere decisioni meglio calibrate dopo aver valutato
l’entità e l’ubicazione delle fiamme.
Si
rende ora necessario aprire una breve parentesi per parlare del concetto di
resistenza al fuoco di un elemento costruttivo,
secondo quanto definito dal Decreto del Ministero dell’Interno n° 339 del 30 novembre 1983 "Termini e definizioni di
prevenzione dell’incendio".
Nel
decreto citato si valuta l’attitudine di un elemento costruttivo, sia esso un componente od una struttura portante, a conservare, secondo
un programma termico prestabilito, la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico.
Nella
seguente tabella potremo avere un’idea più precisa di tale valutazione della
quale ho già accennato nei paragrafi riguardanti il vetro retinato ed il vetrocemento.
R |
Con il simbolo "R" si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato periodo di tempo, la sua stabilità |
RE |
Con il simbolo "RE" si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato periodo di tempo, la sua stabilità e la tenuta |
REI |
Con il simbolo "REI" si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato periodo di tempo, la sua stabilità, la tenuta e l’isolamento termico |
In relazione ai
suddetti requisiti, gli elementi costruttivi vengono inoltre classificati con
un numero che esprime i minuti primi per i quali la resistenza in questione si
esplica ossia: 15, 30, 60, 90, 120 e 180.
E’
evidente che, per quegli elementi costruttivi che non hanno funzione portante,
il criterio "R" (resistenza) è automaticamente soddisfatto qualora lo
siano i criteri "E" (tenuta) ed
"I" (isolamento termico).
Non
esistendo una normativa specifica riguardante le modalità
di impiego delle lastre di vetro con caratteristiche di resistenza al fuoco, si
fa in genere riferimento alle disposizioni contenute nella circolare del Ministero
dell’Interno N° 91 del 14.9.1961 che ha per oggetto:
norme di sicurezza per la protezione contro il fuoco dei fabbricati a struttura
in acciaio destinati ad uso civile.
Per
quanto concerne invece i locali di pubblico spettacolo, sono state emanate
precise norme circa il comportamento che le strutture ed
i materiali debbono presentare sotto l’azione del fuoco. Si veda in proposito
quanto pubblicato nel Decreto del Ministero dell’Interno del
6.6.1983.
Ho
già accennato, all’inizio, alle caratteristiche di resistenza al fuoco del
vetro retinato e del vetrocemento, proseguo ora estendendo il discorso ad altri
tipi di vetro, compresi gli stratificati, che riguardano più da vicino
l’oggetto dell’articolo.
Resistenza
all’incendio del vetro temprato:
Il
vetro temprato può resistere integro fino alla temperatura di rammollimento che
si aggira sui 600° C, sopportando senza rompersi una differenza termica fra la
faccia esposta al calore dell’incendio e quella opposta, di 300-350° C.
Non
è raro il caso in cui questi vetri sono rimasti integri al loro posto dopo una
o due ore dall’inizio dell’incendio, grazie anche al tipo di serramento e di
guarnizioni fermavetro, nonché a dimensioni ridotte
delle lastre.
Particolare
attenzione deve essere dedicata all’altezza di copertura del bordo del vetro ed alle guarnizioni di tenuta per evitare che, nella fase
iniziale dell’incendio questa zona, posta all’interno dell’incastro del telaio
e quindi schermata dal calore, rimanendo più fredda del resto della lastra,
provochi una rottura del vetro per la differenza di dilatazione.
Resistenza
all’incendio dei vetri termoisolanti:
Questi
vetri sono costituiti da due lastre unite perimetralmente
tramite un distanziatore metallico, in modo da formare un’intercapedine di
aria, deidratata tramite appositi procedimenti, al
fine di evitare fenomeni di condensa fra le lastre.
Comunemente
conosciuto col nome di "vetrocamera", questo vetro presenta una
caratteristica di limitazione della trasmissione del calore per irraggiamento
che, se è valida per i comuni usi dell’edilizia residenziale, è del tutto
insufficiente in caso di incendio.
Alcuni
fabbricanti, allo scopo di elevare notevolmente tale caratteristica, hanno messo a punto un prodotto che utilizza, quale materiale
isolante fra le due lastre, un gel trasparente che ha la proprietà di assorbire
il calore radiante.
In
tal modo si è ottenuto un prodotto avente caratteristiche
fra REI 30 e REI 90, a seconda dello spessore del suddetto isolante.
Resistenza
all’incendio dei vetri stratificati:
Abbiamo
già visto come gli stratificati assumano caratteristiche di resistenza diverse a seconda del numero degli strati da cui sono composti,
nonché del tipo di materiale plastico interposto fra le lastre di vetro.
Analogamente
alle vetrate termoisolanti, alcuni costruttori hanno ottenuto una drastica riduzione del calore trasmesso attraverso lo
stratificato per irraggiamento, inserendo uno strato di materiale siliceo
denominato "intumescente" il quale, sotto l’azione del forte calore
prodotto da un’incendio, si rigonfia ed opacizza
limitando la trasmissione dell’energia termica.
In
tal modo un manufatto composto da due strati di vetro
di 3mm. con interposto uno strato di 3mm. del materiale siliceo di cui sopra, può essere
considerato REI 30 e, se di spessore adeguato, arrivare sino a REI 90.
Criteri
di installazione dei vetri resistenti all’incendio:
Nel
mondo marinaro vi è un detto: "una catena è
resistente quanto il suo anello più debole". Analogamente dobbiamo
ricordare che, nella posa in opera di vetri aventi resistenza
all’incendio, assumono un’ importanza fondamentale le caratteristiche dei
materiali usati per l’installazione, che dovranno avere qualità di resistenza
al calore pari, se non superiori, a quella delle lastre di vetro che supportano,
oltre ad avere le caratteristiche atte a sopportare il peso, sempre notevole,
dello stratificato.
Dovrà
inoltre essere previsto un sufficiente spazio laterale fra il vetro multistrato
ed il profilato metallico, al fine di consentire al
vetro di espandersi sotto l’azione del calore senza fratturarsi anzitempo. Sarà
quindi imperativo usare telai in profilato di acciaio zincato e controtelai
saldamente ancorati alle opere murarie tramite zanche
cementate o tasselli metallici ad espansione.
Le
guarnizioni fermavetro potranno essere utilmente sostituite, o al limite integrate, da sigillanti aventi elevate
caratteristiche di resistenza termica, così da garantire la tenuta al fuoco ed
ai fumi.
Prove integrative effettuate dall’Associazione Nazionale
fra le Imprese Assicuratrici A.N.I.A.
Come
ben sappiamo l’impegno profuso dalla malavita per superare ogni ostacolo che si
frapponga fra costoro ed i valori che essi intendono
sottrarre, non conosce limiti.
L’abilità
con la quale alcuni criminali riescono a trovare le soluzioni che conducono al
raggiungimento del loro obiettivo, sorprende per la fantasia e l’inventiva
dimostrate.
Nel
caso specifico dei vetri stratificati l’attacco può essere portato, sic et simpliciter, per mezzo di martelli o mazze, solo da
ladruncoli di mezza tacca poiché le possibilità di successo sono limitate ai cristalli anticrimine di spessore più modesto,
generalmente composti da due soli strati di vetro intercalati da uno di PCB e
quindi destinati alla protezione di merci esposte aventi un valore contenuto
come, per esempio, telefoni cellulari, autoradio, orologi eccetera.
In
altri casi, nei quali lo stratificato è posto a protezione di beni di rilevante
valore, gioiellerie, banche eccetera e quindi ha un numero di strati ben
maggiore, l’attacco può essere ipotizzato attraverso l’uso combinato di
metodologie diverse da quelle semplicemente meccaniche, come ad esempio il
concomitante o preliminare uso di mezzi termici.
Il
riscaldamento dei vetri multistrato attraverso l’uso di fiamme, anche se di modesta
energia, quali, ad esempio, quelle denominate "Camping-gaz"
usate dagli idraulici per le saldature a piombo, ne determinano il rapido
decadimento delle caratteristiche meccaniche.
Ovviamente
il suddetto decadimento varia in funzione del tempo a disposizione
dell’attaccante, della possibilità di operare senza essere visti, delle
metodologie di attacco e, infine, del potere calorifico sviluppato dalla
sorgente termica.
Al
limite non è esclusa la possibilità di attacco attraverso l’uso di gruppi
ossiacetilenici portatili, facilmente reperibili in commercio a prezzo non
elevato e di peso e dimensioni assai contenuti. Un
tale strumento, potendo sviluppare temperature dell’ordine di 3.050° C, è
perfettamente in grado di aprire un varco attraverso il vetro blindato, nel
volgere di pochi minuti e con una certa facilità. (si
veda la foto seguente. Il telefonino
serve a far capire le dimensioni)
Anche
l’uso di un attrezzo, chiamato "carota" nel gergo della malavita,
costituito da una grossa ventosa al cui centro è imperniato un compasso
terminante con una punta diamantata e dotato di una maniglia in materiale
morbido, permette di praticare un foro nel vetro attraverso cui è poi agevole
introdurre un braccio od un gancio metallico con cui
asportare oggetti di valore di piccole dimensioni.
Alcuni
anni addietro l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, ANIA,
prendendo atto che le prove di resistenza dei vetri stratificati anticrimine
(norma UNI 9186) effettuate dall’Ente Nazionale di
Unificazione si riferivano esclusivamente ad azioni di tipo meccanico, ha
ritenuto opportuno effettuare delle prove integrative, riconoscendo che la
criminalità si avvale, sovente, di mezzi che vanno al di là di tale semplice
attacco.
A
tale scopo ha predisposto dei provini delle dimensioni di 60X90
cm. sottoponendoli a prove di sfondamento comprendenti
tanto l’azione meccanica quanto quella termica.
I
campioni sottoposti a prova sono stati raggruppati nelle seguenti categorie:
·
Vetri
stratificati costituiti da due lastre di vetro con interposto uno strato
plastico di PVB, con spessore totale di 11-12mm.
·
Vetri
stratificati costituiti da due lastre di vetro con interposto uno strato
plastico di PVB, con spessore totale di 19-21mm.
·
Vetri
stratificati costituiti da tre lastre di vetro con interposti due strati
plastici di PVB, con spessore totale di 29-31mm.
·
Vetri
stratificati costituiti da quattro lastre di vetro con interposti tre strati
plastici di PVB, con spessore totale di 38-39mm.
·
Vetri
stratificati costituiti da quattro lastre di vetro con interposti tre strati di
silicati trasparenti termoespandenti, con spessore
totale di 21-22mm
·
Lastra
monolitica di PCB con spessore di 9,4mm.
·
Vetri
stratificati compositi, costituiti da due lastre esterne di vetro con
interposta una lastra di PCB e due strati di film plastico
fra i vetri ed il PCB, con spessore totale di 11-12mm.
Tali
prove, effettuate presso la Stazione Sperimentale dei Vetri di Murano (VE) e
presso l’Istituto Giordano di Bellaria (FO), sono
state effettuate sia in conformità alla norma UNI
9186, tramite una massa battente in caduta pendolare, sia, al di fuori della
norma, tramite martelli di vario peso e conformazione.
Inoltre,
cosa a mio parere di grande interesse dal punto di vista dei dispositivi
antifurto, è stato posto sulla faccia posteriore del provino, un rivelatore
microfonico di rottura vetri per verificare se taluni attacchi potessero
produrre nelle lastre varie risposte, in relazione alle
diverse frequenze del rumore provocato dalla rottura delle stesse. Nonostante
la collocazione non proprio ottimale di tale
rivelatore, si è potuto constatare che essi mantengono, sostanzialmente, la
loro affidabilità in tutte le condizioni di attacco, rendendosi preziosi
strumenti complementari dei sistemi di rivelazione dell'effrazione.
I
risultati delle prove alle quali è giunto lo studio dell’ANIA confermano le
esperienze già acquisite nella pratica, riguardanti il rapido decadimento delle
caratteristiche meccaniche di resistenza dei vetri stratificati in presenza di attacchi simultanei, termici e meccanici.
Tale
modificazione strutturale varia a seconda che si tratti di vetri stratificati o
di materiali sintetici portando comunque a risultati decisamente
preoccupanti per la sicurezza dei valori protetti.
Sono
state fatte anche prove tendenti a portare un brusco raffreddamento delle
lastre ma, questa volta, senza risultati apprezzabili a causa della cattiva
conducibilità termica del materiale. Probabilmente si potrebbero ottenere
risultati diversi impiegando mezzi di raffreddamento molto più intensi quali,
ad esempio, l’azoto liquido, anche se, a tutt'oggi, non si hanno notizie
dell’uso di questo gas a fini criminosi.
Resta il fatto che
i vetri costruiti difformemente dai requisiti richiesti dalla già citata norma
UNI 9186 offrono un grado di sicurezza più apparente che sostanziale.
La loro installazione quale mezzo di difesa di beni di
rilevante valore, deve essere integrata, a mio parere, da concomitanti misure
preventive, quali sistemi di allarme eccetera. In caso contrario la loro
presenza è da ritenersi di modesta utilità limitandosi a costituire un
deterrente solo per i delinquenti meno preparati.
I
manufatti conformi offrono invece un buon grado di resistenza agli attacchi
meccanici pur se degradando in modo consistente sotto l’azione di attacchi
termici, pertanto anche in questo secondo caso sarà buona norma preventiva
abbinarvi l’uso di rivelatori di effrazione elettronici. Inoltre sarà opportuno
che le vetrate rimangano prive di sistemi di chiusura, quali serrande metalliche
avvolgibili, per il solo tempo necessario all’esposizione delle merci.
Per
quanto riguarda i vetri stratificati con prestazioni antincendio, la loro
resistenza all’attacco con mazze o martelli non ha evidenziato prestazioni significative mentre i risultati, se abbinati con i vetri
anticrimine, sono senz’altro interessanti incrementando anche la resistenza
agli attacchi termici.
La
conclusione di tali prove è dunque che, in tutti i
casi ove la protezione rimane affidata alle sole trasparenze anche in ore
notturne e/o scarsamente illuminate e frequentate, è da ritenersi
indispensabile integrare la protezione fisica con adeguati impianti di allarme
antifurto ,dotati anche di rivelatori di rottura vetri, meglio se collegati con
le Forze dell’Ordine o con istituti privati di vigilanza.
Allo
stato attuale le compagnie assicuratrici, di cui l’ANIA è l’organo associativo,
richiedono sempre più l’adeguamento a queste norme di sicurezza quale "conditio sine qua non" per
assumere il rischio assicurativo su valori elevati.
Per
finire ricordo che, per la stesura del presente articolo, mi sono avvalso di un
estratto dei dati contenuti nelle seguenti normative UNI alle quali rimando coloro che volessero, per ragioni professionali o d’altro
genere, approfondire l’argomento:
UNI
EN572: |
Vetro per edilizia a base di
silicato sodo-calcico. Definizioni e proprietà
fisiche. (sostituisce la UNI 5832) |
UNI
6534: |
Vetrazioni
in opere edilizie. Progettazione, materiali e posa in opera. |
UNI
7144: |
Vetri
piani, isolamento termico |
UNI
7170: |
Vetri
piani. Isolamento acustico. |
UNI
7172: |
Vetri
piani e vetri stratificati per edilizia ed
arredamento |
UNI
9186: |
Vetri
piani e vetri stratificati per edilizia ed
arredamento con prestazioni antivandalismo ed anticrimine. |
UNI
9187: |
Vetri
piani e vetri stratificati per edilizia ed
arredamento con prestazioni antiproiettile. |
UNI
10593: |
Vetro per edilizia. Vetrate
isolanti. Generalità e tolleranze dimensionali. (sostituisce la UNI 7171) |
L’U.N.I. Ente Nazionale Italiano Di
Unificazione, ha i propri uffici amministrativi in via L. Battistotti
Sassi, 11B - 20133 Milano tel. (02) 700241 ed uffici
distaccati nelle principali città Italiane. L’indirizzo del sito Internet è: http://www.uni.com
Claudio Ballicu
Bibliografia:
AA.VV. Materiali trasparenti per la prevenzione furto e
incendio, Edizione A.N.I.A. Milano sett.1992
Paolo Romanini, L'invisibile
sicurezza, in "ForceSecurity" 11/1990
Edizioni Pucci
Enrico Manieri, La scelta vincente del
serramento blindato, in "ForceSecurity"
10/1990 Edizioni Pucci
Enrico Manieri, Il vetro a difesa della
vostra casa, in "ForceSecurity" 11/1991
Edizioni Pucci
Enrico Manieri, Il problema finestra, in "ForceSecurity " 11/1992 Edizioni Pucci
Odile Limousin,
Storia del vetro, traduzione di Giulio Lughi, revisione scientifica dei testi di Jael
Camerini. E. Elle, Trieste 1985.
Dan Klein, Ward
Lloyd, Storia del vetro, edizione italiana a cura di A. Dorigato,
Istituto Geografico De Agostini, Novara 1984
Il vetro : appunti dalle lezioni
di tecnologia dei materiali e chimica applicata / tenute dal prof. Vittorio Gottardi. Patron, Bologna 1976